IVA SUL TARTUFO, BATTAGLIA VINTA: ORA SI “COMBATTE” AD ARMI PARI

Se da una parte la Manovra Finanziaria, approvata sul fil di lana negli ultimi giorni di dicembre, ha rinviato per ora l’aumento dell’Iva, dall’altra ha ritoccato, e per fortuna al ribasso, l’Iva sul tartufo, prodotto principe tra gli altri del territorio albese, che oggi viene equiparato ai prodotti agricoli con aliquota al 5%.
Un provvedimento tanto atteso, che negli ultimi anni aveva visto l’intervento diretto del Comune di Alba, dell’Associazione Commercianti Albesi, dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco e del Centro Nazionale Studi sul Tartufo, con il determinante supporto dello Studio Legale Ponzio di Alba. Una petizione a favore di un settore trainante per l’economia del territorio e volto a correggere un grave errore della normativa nazionale che, a differenza dei principali Paesi comunitari, non considerava il tartufo come un prodotto agricolo. Errore che avrebbe potuto portare ad una procedura d’infrazione europea, nel caso l’Italia non si fosse adeguata. Negli stati, infatti, in cui il Tuber Magnatum Pico viene considerato prodotto agricolo come il fungo (famiglia cui appartiene), l’imposta è da sempre al 4%.
Con la modifica dell’Iva, che negli ultimi anni è passata prima dal 22 al 10% ed oggi al 5% e che anche per i prodotti a base di tartufo scende dal 22 al 10%, si conclude un percorso durato anni, per il quale la capitale delle Langhe ha lottato fermamente.
Nel 2014, infatti, la petizione venne presentata al Parlamento Europeo, al fine di correggere l’evidente discriminazione attuata a livello comunitario. Ne seguì una denuncia alla Commissione Europea, la quale dopo aver colto l’appello del territorio albese (se ne interessò anche l’allora Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, ospite della Fiera Internazionale del Tartufo) aveva intimato agli organi di governo nazionali di intervenire. Intervento che tardava ad arrivare, fino alla recente Legge di Bilancio che ha regolato anche la normativa sul tesserino regionale per la ricerca e un’imposta forfettaria di 100 euro.
«Siamo soddisfatti del risultato ottenuto – dichiara il presidente dell'Associazione Commercianti Albesi Giuliano Viglione – perché finalmente possiamo operare a parità di regole con gli altri partner europei in un comparto che per l'albese, ma non solo, rappresenta una voce importante dell'economia. Il Tartufo Bianco d'Alba è una risorsa fondamentale e imprescindibile per il nostro turismo e per l’intero territorio».